Foto storica dei primi anni ’50, presso la Cantina Simoncelli nella frazione di Torre San Marco, comune di Fratte Rosa.
Fratte Rosa è arroccata sulla cima di un colle, in una cornice panoramica tra le più belle della provincia di Pesaro e Urbino, posta a cavaliere tra le medie valli del Cesano e del Metauro. L’origine del nome antico Castrum Fractarum si riferisce probabilmente ad una sconfitta che qui subì Asdrubale, fratello del più celebre Annibale, condottiero cartaginese nella seconda guerra punica. Più verosimilmente, tuttavia la comunità di Fratte Rosa fu formata da alcuni superstiti scampati dalla distruzione, operata dai Visigoti di Alarico, della non lontana città romana di Suasa, che sorgeva nei pressi dell’odierna San Lorenzo in Campo.
Nel Medioevo, la più recente Fratte Rosa fu un borgo fortificato, capoluogo della cosiddetta Ravignana, un vero e proprio staterello dipendente dai monaci classensi di Ravenna. In seguito fu roccaforte fanese posta a guardia del territorio di questa città, scomoda enclave della Chiesa nel Ducato di Urbino, ragion per cui sia i Montefeltro, sia i Della Rovere tentarono sempre di occuparla. Nel territorio comunale si trova l’antica frazione di Torre San Marco, che ha origini storiche coeve al capoluogo e come questo fece parte della Ravignana, partecipando con alterne vicende alle rivolte contro Fano. Appartenuta successivamente al Ducato del Varano, nel 1545 passò alle dipendenze della Sede Apostolica.
L’odierna Fratte Rosa è un borgo tranquillo che, oltre a ben avviate attività nei settori della produzione di mobili, di calzature e di abbigliamento e della carpenteria metallica, continua anche la più celebre e tradizionale lavorazione di terrecotte di un nero luminescente (foto in basso), uniche nel loro genere per colori e forme. E’ questa un’attività produttiva secolare e perciò profondamente radicata nella storia stessa del paese che non vuole dimenticarla o farla cadere in disuso per l’affermarsi di più moderni materiali.
“Un paese che si chiama Fratterosa non può non essere convinto ed orgoglioso di se stesso e non può indulgere alla propria bellezza. Ciascuno a Fratterosa ha la posizione precisa di protagonista proprio secondo la più alta tradizione delle società artigianali e democratiche. Tale posizione ancora esercitabile secondo le diverse realtà della vita sociale ed economica del paese e del suo territorio, è quella che determina quel senso di nostalgia cui mi riferivo all’inizio di questa nota: e per essa questa nostalgia si chiarisce come voglia e volontà di essere presente. Questa stessa posizione è quella poi che rende inutile la contenutistica pretesa di qualsiasi attuale e banale confronto con la nullità dell’idillio, le sfocature del mito o l’insistenza regressiva che possano essere citate da lontano e contro. Fratterosa vive e lavora con una misura pulita e cosciente che ben riduce e, nell’interno attivo della sua attualità, anche la dura realtà, così detta industriale e tecnologica, di questi ultimi anni del secondo millennio.” Paolo Volponi presentazione del libro Fratterosa, 1981, con fotografie di Mauro Tamburini e testi di Mauro Tamburini, Franco Bucci, Franco Martelli.